giovedì 15 novembre 2012

Troppa gente in questa cabina

Tra i numerosi film interpretati dai Fratelli Marx, Una notte all'opera è considerato uno dei migliori, nonostante l'abbandono del fratello Zeppo e il passaggio dalla  Paramount alla Metro- Goldwyn-Mayer la quale, grazie anche all'intervento del famoso produttore Irving Thalberg, ridimensiona la comicità dei tre fratelli, creando un film dove le gag fossero in numero minore, ma di alta qualità comica e donando, allo stesso tempo, un certo percorso logico alla trama del film (l'esatto contrario della Paramount che lasciava esprimere a pieno la comicità dei Marx a discapito però di una trama abbastanza priva di logica). 
Forse è proprio in questa rinnovata comicità che si può ritrovare il motivo di un simile successo e il risultato del lavoro fatto da Thalberg si può notare in molte scene del film, una su tutte la scena della cabina.
In questa scena, Otis B. Driftwood (Groucho) si ritrova a dover sostare, durante un viaggio in nave verso l'America, in una cabina molto molto stretta tanto che, una volta fatto entrare il suo enorme bagaglio, ad Otis rimane a malapena lo spazio per muoversi. Come se non bastasse dalla grossa valigia dell'uomo escono il tenore Riccardo (Allan Jones), in viaggio clandestinamente (perché senza denaro) per raggiungere la sua amata a New York, accompagnato da due folli compagni, Fiorello (Chico) e Tomasso (Harpo), quest'ultimo sofferente di un'insonnia che passa solo quando dorme.
Otis non ha certo l'intenzione di farli rimanere nella sua cabina, sta aspettando  Mrs. Claypool  per un appuntamento e non vuole avere intrusi in giro, Fiorello promettere che andrà via insieme ai suoi compari, ma solo dopo aver mangiato; Otis chiama allora lo steward e prenota una grossa varietà di leccornie, abbondando soprattutto con uova molto sode. Pare che presto la cabina diventerà un minimo più spaziosa, ma subito dopo ecco arrivare le cameriere che devono pulite la cabina, seguite dall'idraulico che deve aprire il riscaldamento, dall'estetista per fare la manicure, dall'assistente dell'idraulico, perfino da una ragazza in cerca della zia Minnie, dalla donna delle pulizie, dagli stewards con le portate...
In meno di tre minuti l'intera cabina si riempie di una marea di gente che a malapena riesce a muoversi, schiacciandosi e ostacolandosi a vicenda, fino a quando la cabina finisce letteralmente per scoppiare addosso a Mrs. Claypool che, ignara di tutto, si stava recando da Otis per  l'appuntamento.
Bastano pochi minuti di pellicola per apprezzare l'originalità di un divertentissimo film e dei suoi interpreti.



                                                                                                                                   By Pamy

martedì 2 ottobre 2012

Regole per un perfetto autostop


Vi trovate per strada, stanchi, affamati e vi serve un passaggio da un'auto? 
Basta fare l'autostop, e magari Peter Warne potrebbe consigliarvi diversi metodi per gesticolare al meglio con il vostro pollice: il pollice cordiale, ad esempio, significa che si conoscono storielle piccanti, mentre il movimento breve vuol dire che si possiede denaro e che ci si può pagare la benzina da sé, infine il dito implorante, magari accompagnato da uno sguardo pietoso, è utile per provocare compassione nell'autista. Di metodi per fare l'autostop ce ne sono tantissimi ed è lo stesso Peter, trovandosi in mezzo a una strada insieme ad una ragazza, la ricca Ellie Andrews, a dover chiedere un passaggio sfruttando le sue conoscenze ma, ahimè... qualcosa non funziona: sembra che nessuno degli autisti capisca il linguaggio dei pollici. 
Ellie a questo punto si offre volontaria per fare un tentativo, Peter se la ride pensando a cosa mai potrebbe far arrestare un'auto dopo che lui ha provato ad usare il suo pollice in tutti i modi possibili, lei lo rassicura dicendo di avere un suo metodo brevettato e, arrivata al ciglio della strada, attende l'arrivo di una macchina.... quando scorge un veicolo, ecco che improvvisamente alza la gonna fino al ginocchio mostrando una sensuale gamba... Inutile dire che l'autista inchioda immediatamente, e il passaggio è stato preso.
Tra le scene del film Accadde una notte del 1934, diretto da Frank Capra, quella dell'autostop è una delle più famose e tra le più celebri nella storia del cinema, alla quale va il merito di aver ispirando una numerosa serie di parodie e rifacimenti. Insieme alla scena dell'autostop, un'altra nota sequenza del film è quella detta del muro di Gerico, diventata celebre per l'aver sconvolto (all'epoca) non poche persone, mostrando un affascinante Clark Gable a petto nudo, senza nemmeno una canottiera addosso (una leggenda metropolitana racconta addirittura che la vista di Clark Gable a petto nudo provocò un effetto tale che nessuno volle più portare la canottiera). 
La storia dell'incontro tra la viziata ereditiera Ellie e il giornalista Peter, destinati alla fine ad innamorarsi (nonostante le loro differenze caratteriali e sociali) è, secondo lo stesso Frank Capra,una storia semplice per persone semplici, una pellicola che mescola commedia, romanticismo, ironia, piacevole e piena di simpatia; sembra strano pensare che i lavori di produzione furono molto lunghi e complessi. Riprese a tempo di record, budget limitato e soprattutto difficoltà nel trovare gli attori giusti per la parte dei protagonisti: furono diversi gli interpreti che rifiutarono il copione fin quando la scelta non ricadde su Clark Gable e Claudette Colbert, i quali, in realtà, non erano molto felici di lavorare insieme (non provavano molta simpatia l'uno per l'altra) senza contare il fatto che non nutrivano molta speranza nella buona riuscita del film. A dispetto delle loro previsioni e delle varie difficoltà incontrate nel corso della lavorazione della pellicola, Accadde una notte divenne uno dei lavori più famosi e rappresentativi dell'epoca d'oro di Hollywood, fu il primo film a vincere i cinque Oscar maggiori (miglior film, miglior regia, miglior attore e attrice protagonista e miglior sceneggiatura), regalò ai due attori protagonisti l'unico Oscar nella loro carriera e lanciò Clark Gable come sex symbol hollywoodiano. Inoltre il film fu promotore di un nuovo genere cinematografico che, prima di Frank Capra, nessuno aveva voluto o pensato di utilizzare, ossia il road-movie, genere che sviluppa le sue azioni sulla strada con tanto di auto, autobus, motel. 
Per quanto possa sembrare semplice, Accadde una notte, pur non scandalizzando e colpendo più come un tempo, regala una piacevole e divertente visione, ed ha portato nel cinema alcune importanti innovazioni, basta questo a fargli meritare un posto tra i migliori film di Hollywood.
Buona visione





                                                                                                                                                                   
                                                                                                                                                 By Pamy

martedì 28 agosto 2012

E' il mio riflesso o no?

Groucho Marx, con camicia da notte, cappellino e immancabili baffi che scappa per una grande casa, un momento però... Questo è Harpo travestito da Groucho, che scappa dal Groucho originale, dopo aver tentato di rubare alcuni importanti documenti; nella corsa però non si accorge della presenza di un grande specchio e ci va a sbattere contro frantumandolo in mille pezzi. Che fare adesso, che fare? Groucho sta arrivando, attirato dal rumore dei vetri rotti, e lo scoprirebbe subito, a meno che... Groucho intanto è arrivato e si ferma di colpo a guardare il suo riflesso allo specchio con fare sospettoso: "Sono io quello che ho di fronte o no?" sembra domandarsi. Per togliersi ogni dubbio inizia a "mettere alla prova" l'altro sé: smuovere il sedere,mettersi carponi, camminare saltellando o su di una gamba sola, inscenare passi di danza, scambiarsi persino di "posto" e raccogliere il cappello caduto dalla mano del suo riflesso...  "Questo sembra essere proprio il mio riflesso" pensa alla fine Groucho, ma ad un certo punto ecco arrivare un secondo riflesso. Un altro Groucho con camicia da notte, baffi e sigaro? Com'è possibile? E' un altro sosia in realtà, si tratta di Chico, anch'esso travestitosi, che invade la "scena" di Harpo, quest'ultimo tenta di allontanarlo ma inutilmente, un riflesso andava bene ma due sono troppi, e ad entrambi  non resta che scappare.
Lo stratagemma di Harpo non è riuscito nel suo intento, ma è stato capace di regalare tante risate insieme ad una forte dose di comicità e genialità in una delle scene più famose del cinema: La scena dello specchio. L'idea di un finto riflesso che si muove come se fosse quello vero non nasce con i fratelli Marx, infatti fu utilizzata già da Charlie Chaplin nel film del 1916 Charlot caporeparto, e da Max Linder in Seven years bad luck del 1921. I fratelli Marx ne fanno una parodia seguita da tante altre nel corso degli anni (molte proposte da cartoni animati come, Tom e Jerry, Topolino, Bugs Bunny) ma la versione dei Marx è talmente ben riuscita da poter essere scambiata per quella originale. Contenuta nel film del 1933 La guerra lampo dei fratelli Marx (Duck soup nella versione originale) pellicola tra le più riuscite dei celebri fratelli, ne è una delle migliori scene, e non potrebbe essere altrimenti, vista la sua irriverente comicità, sempre divertente e mai inattuale. Sono passati quasi ottanta anni dall'uscita nelle sale di Duck soup, ma la genialità dei fratelli Marx non ha età, le risate e il divertimento sono sempre assicurati. 




                                                                                                                     By Pamy

giovedì 2 agosto 2012

Terrorizzati.... da un pupazzo!


Un pupazzo a forma di gorilla muscoloso e terribile che combatte contro un altro pupazzo rappresentante un tirannosauro. Si può avere paura di una scena del genere? Impossibile, nemmeno i bambini, oggigiorno, temerebbero due pupazzi che lottano ferocemente tra di loro. Oggigiorno, ma non nel 1933 quando non solo i bambini, ma anche e soprattutto gli adulti, fissavano terrorizzati lo spaventoso gorilla che lotta con un altrettanto terribile tirannosauro oppure con un enorme serpente o ancora con un pterodattilo, il tutto per salvare dalle loro grinfie una minuscola (rispetto alle loro dimensioni) donna bionda, impaurita tanto quanto gli spettatori. Non si tratta di un orribile caso di persone sfortunate capitate in un'isola abitata solo da creature gigantesche e bellicose, ma di una delle storie più famose della cinematografia: quella di King Kong.   
Conosciuta dal mondo intero, nel lontano 1933 l'enorme gorilla terrorizzava la gente. Perchè? Prima di tutto perchè Kong, fino al 1933 era un perfetto sconosciuto: nacque infatti qualche anno prima grazie ad un progetto dello scrittore Edgar Wallance (che morì dopo poco tempo senza avere possibilità di vederlo realizzare). Oltre all'idea dello scrittore, la presenza, per la prima volta in uno zoo americano del più grande rettile vivente (il dragone Komodo) affascinò tanto due documentaristi Merian C. Cooper e Ernest Beaumont Schoedsack da spingerli a creare un film che avesse per protagonista un essere gigantesco e primordiale. Si scelse quindi per la parte del protagonista non un rettile gigante ma un gorilla gigante. Ma come far apparire sugli schermi un immenso e maestoso gorilla che sovrasta con la sua stazza gli altri protagonisti del film (umani) e capace di atterrire non solo loro ma soprattutto il pubblico?  
Per rendere al meglio l'imponenza, l'aggressività dell'enorme gorilla i creatori di King Kong e l'animatore Willis O'Brien si servirono di un pupazzo alto solo 50 cm, (ingrandito ovviamente di molto sullo schermo)  mosso con la tecnica dello stop-motion; oltre a questo vennero utilizzati anche effetti speciali innovativi per l'epoca, alcuni dei quali continueranno ad esistere a lungo, fino all'avvento del digitale.  
Grazie a questo ammirevole lavoro i creatori di King Kong riuscirono a suscitare paura e terrore nelle tante persone che hanno visto la pellicola: il film venne considerato nel 1938 il più violento della storia del cinema. Ai giorni nostri sembra questa un'affermazione azzardata, ma non bisogna dimenticare quanto la percezione della paura e della violenza fosse diversa da quella che abbiamo oggi. Abituati come siamo a film horror pieni di scene cruente, ad affetti speciali sempre più realistici e a fatti di cronaca che ogni giorno portano la notizia di omicidi, violenze, uccisioni, anche la nostra percezione della violenza è necessariamente cambiata. Quello che ci terrorizza oggi, tra cinquanta anni potrebbe far sorridere i nostri figli, così come adesso noi sorridiamo alle scene di lotta tra King Kong e gli altri esseri primordiali dell'isola, scene che però non devono essere considerate ridicole, ma anzi vanno apprezzate enormemente per il grande lavoro di ingegno e pazienza che ci sta dietro 
Oltre all'indubbio lavoro tecnico presente in questa pellicola, la storia di King Kong è fatta anche di altro. Quella di Kong è appunto una storia, una storia d'amore, una impossibile storia d'amore: la storia tra il gorilla e la donna da lui rapita, colei che il gorilla non mangia come le sue altre vittime, in quanto  sorpreso e incuriosito da questa strana creatura con i capelli color dell'oro, tanto sorpreso e incuriosito da innamorarsene in poco tempo. Dal canto suo lei dopo esserne stata inizialmente terrorizzata, pian piano si rende conto di essersi innamorata a sua volta del mostro. Ma è un amore che può durare questo? No, perchè, una volta catturato e portato a New York come l'ottava meraviglia del mondo dal crudele regista Carl Denham, Kong si ribella e giunto sull'Empire State Building, dopo aver preso con se la sua amata e tentato di combattere contro gli aeroplani che lo assalgono e colpiscono, si lascia cadere dal grattacielo, ormai esausto e ferito, per morire. 
E' questa la storia di Kong, una storia triste che alla fine anche nello spettatore, prima terrorizzato da questa creatura, suscita un nuovo sentimento: una sorta di pietà e tenerezza nei confronti di questo scimmione e porta a constatare che, tutto sommato il vero mostro è chi lo ha strappato dalla sua terra natia per portarlo in un luogo a lui sconosciuto e spaventoso. La storia di King Kong ha subito affascinato e continua ad affascinare negli anni,  con remake (l'ultimo di Peter Jackson nel 2005) e un sequel prodotto nello stesso anno dell'uscita del film, a dimostrare la fama enorme scatenata da questo enorme gorilla, tanto mostruoso quanto amato.




                                                                                                                               By Pamy

venerdì 29 giugno 2012

Luna malinconica.... Luna fortunata

Un brano famoso, cantato da molti celebri artisti, diventato un classico e... "vecchio" di quasi 80 anni?
E' la storia della canzone Blue Moon, risalente al lontano 1934 quando Richard Rogers e Lorenz Hart, due autori di musica, idearono un brano per il film musicale Hollywood Party, una sorta di preghiera che doveva essere cantata da Jean Harlow. Il brano però non venne utilizzato e rimase in disparte fin quando, nel successivo anno, si ripresenta una seconda possibilità, per un altro film musicale: Manhattan Melodrama. Il pezzo viene scelto, con nuovo titolo e testo modificato, questa volta per essere finalmente inserito in una pellicola ma, in fase di montaggio, non viene più incluso. Dopo quest'altra amara sorpresa, Rogers e Hart decidono di dare un'ultima chance alla canzone che, sotto consiglio di Rogers, viene riscritta e si avvale di un nuovo titolo, The bad in every man ma, nonostante le modifiche, il successo, ancora una volta, non arriva e i due autori si rassegnano a chiudere nel cassetto la loro creazione.
Si sarebbe conclusa così la storia del brano se, tempo dopo, Jack Robbins, direttore della casa di edizioni musicali appartenente alla MGM, non ne fosse venuto a conoscenza e avesse consigliato di modificarne i versi e il titolo (invece di The bad in every man meglio un titolo come Blue Moon, dove Blue indica non solo il colore blu ma anche uno stato d'animo malinconico), con questi cambiamenti, afferma Robbins, la canzone avrebbe avuto sicuramente successo. In seguito al suo lancio in radio e la prima versione cantata da Connee Boswell, il brano venne presto interpretato da altri cantanti e divenne subito un classico, amato da chiunque:  musicisti jazz, come Luis Armstrong, grandi vocalist come Billie Holiday, Ella Fritzgerald, Frank Sinatra. Successo questo che dura anche negli anni a venire: è scelto per la colonna sonora di vari film, come Grease e Un lupo mannaro americano a Roma e riproposto da altri celebri artisti, come un Elvis Presley alle prime armi, Rod Stewart, i Marcels,  che ne diedero con una versione completamente nuova rispetto a quelle proposte fin a quel momento, tanto da provocare un piccolo scandalo e l'indignazione dello stesso Richard Rodgers.
Come si spiega un tale successo per una canzone che rischiava di finire nel dimenticatoio? Sarà per la sua melodia, armoniosa e delicata o per il suo testo, un testo d'amore molto malinconico e romantico, una cosa però è sicura: se Rogers e Hartz non avessero deciso di provarci per l'ennesima volta, oggi non avremmo questa piccola perla della musica.


Testo e traduzione del brano



Blue Moon                                                                 
You saw me standing alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own
Blue Moon
You know just what I was there for
You heard me saying a prayer for
Someone I really could care for

And then there suddenly appeared before me
The only one my arms will hold
I heard somebody whisper please adore me
And when I looked to the Moon it turned to gold

Blue Moon
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own

And then there suddenly appeared before me
The only one my arms will ever hold
I heard somebody whisper please adore me
And when I looked the Moon had turned to gold

Blue moon
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own

Blue moon
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own



Luna Blu
Tu mi hai visto in piedi da solo
Senza un sogno nel mio cuore
Senza  un amore tutto mio
Luna Blu
Tu sai quello che stavo per fare
Mi hai sentito dire una preghiera per
Qualcuno a cui tengo molto

E poi, improvvisamente, apparve davanti a me
L'unica che le mie braccia potranno stringere
Sentii qualcuno sussurrare Ti prego, adorami
E quando guardai verso la Luna diventò d'oro

Luna Blu
Ora non sono più solo
Senza un sogno nel mio cuore
Senza  un amore tutto mio

E poi, improvvisamente, apparve davanti a me
L'unica che le mie braccia potranno stringere
Sentii qualcuno sussurrare Ti prego, adorami
E quando guardai verso la Luna diventò d'oro

Luna Blu
Ora non sono più solo
Senza un sogno nel mio cuore
Senza  un amore tutto mio



Luna Blu
Ora non sono più solo
Senza un sogno nel mio cuore
Senza  un amore tutto mio










Infine 3 versioni della canzone, la prima di Billie Holiday, la seconda di Elvis Presley e la terza dei Marcels























Buon ascolto! 
By Pamy





mercoledì 16 maggio 2012

Quando una scena parla più di mille parole


Un film che sappia far ridere e commuovere, con la sola presenza di immagini, senza dialoghi, nel periodo in cui il cinema muto è stato ormai soppiantato dal sonoro? Un'impresa complicata, quasi folle ed inutile per alcuni. In un'epoca in cui il cinema muto è già diventato qualcosa di antiquato, c'è chi abbandona  la carriera cinematografica, incapace di adattarsi ad un nuovo stile di recitazione dove ciò che conta non sono solamente (come succedeva in passato) i gesti, la mimica del corpo e le espressioni del viso; c'è chi si adegua al nuovo stile di interpretazione e chi, come Charlie Chaplin, rimane fedele al cinema vecchio stile, dove a parlare non sono i suoni, e soprattutto i dialoghi, ma le espressioni, le emozioni sprigionate da un viso, uno sguardo, un sorriso.
Charlie Chaplin riesce non solo a girare un film muto in un periodo dove opere del genere non ne faceva quasi più nessuno, ma crea un vero e proprio capolavoro, uno dei suoi film migliori, capolavoro che chiese tuttavia anni di lavoro, a cominciare dalla ricerca degli attori giusti per il ruolo di co-protagonisti (in particolar modo quello della protagonista femminile). Ci vollero in totale circa tre anni di impegno prima di veder completato la pellicola, anni di stress, stanchezza e continui litigi da parte del regista (noto per il suo perfezionismo) soprattutto con l'attrice protagonista, Virginia Cherrill: il rapporto tra i due fu infatti molto tumultuoso, tanto che il registra decise persino di licenziarla. Dopo aver scelto come sostituta Georgia Hale (già protagonista in La febbre dell'oro) richiamò però la Cherrill, consapevole che avrebbe perso ancora più tempo nel rigirare gran parte del film.
Altri problemi si ebbero per le scene dove era necessario far capire cosa stava succedendo senza l'utilizzo di dialoghi: come ad esempio la scena dell'incontro tra il vagabondo e la fioraia, ripetuta numerose volte, in quanto il regista voleva che la protagonista cieca scambiasse il vagabondo per un miliardario senza l'ausilio del sonoro (che avrebbe sicuramente facilitato il lavoro). Chaplin era assolutamente contro il sonoro e questa sua avversione la si nota in molte parti del film, come nella prima scena, rappresentante l'inaugurazione di un monumento di fronte ad una piazza piena di gente, sembra proceda tutto normalmente quando l'uomo che presenta la statua apre la bocca per parlare e... non parla, la sua non assomiglia per nulla ad una voce, ma a strani e comici suoni che provocano l'ilarità dello spettatore.
La presa in giro del sonoro si ritrova poi in gran parte del film, dove le poche volte che il suono interviene nella storia, crea solamente molta confusione, come quando il vagabondo ingoia un fischietto durante una festa e singhiozza a suon di fischi.
Oltre alla critica al sonoro, con Luci della città, Charlie Chaplin vuole raccontare la storia di povero vagabondo, innamorato di una fioraia cieca che, per aiutarla, si finge miliardario anche grazie all'appoggio di un ricco uomo che egli ha salvato dal suicidio (quest'ultimo tuttavia riconosce il vagabondo come amico solo in stato di ubriachezza, il che capita molto spesso, mentre in condizioni normali, non riuscendo a ricordare nulla di ciò che ha fatto durante la sbronza, lo caccia ripetutamente dalla sua casa dove poco prima lo aveva accolto).  "Luci della città", oltre a quella verso il sonoro, contiene quindi un'altra critica: una critica al consumismo; ne è esempio proprio il milionario che solo da ubriaco riesce a capire ed aiutare gli sfortunati che gli stanno attorno; sembra quasi che le persone siano capaci di sentimenti e di sensibilità sinceri verso gli altri solo se colpiti da problemi, di carattere fisico o psicologico (ne sono esempio la cecità della fioraia o l'ubriachezza del miliardario), mentre sono ciniche e crudeli se "normali". In un simile clima l'onestà sembra quasi qualcosa di inconcepibile, difatti il vagabondo, per aiutare economicamente la fioraia, utilizza il denaro donatogli dal suo amico miliardario, mentre vivendo e lavorando rettamente, si ritrova di fronte a vari problemi. Per ultimo arriva l'arresto con l'accusa di furto di denaro al suo amico miliardario (denaro che in realtà il miliardario gli aveva concesso in un momento di non lucidità), il vagabondo ha giusto il tempo di andare dalla donna che ama, darle i soldi che le serviranno al pagamento dell'operazione per recuperare la vista e farsi condurre, rassegnato, a scontare la sua pena in galera. Il tempo passa e intanto la fioraia, grazie al denaro donatole dal suo benefattore, ha potuto pagare l'operazione per poter finalmente vedere e gestisce con successo un negozio di fiori, aspettando speranzosa di poter un giorno incontrare l'uomo che l'ha aiutata, nel frattempo il vagabondo è uscito di galera e vaga per la strada, distrutto, triste, vulnerabile agli scherzi di alcuni ragazzini, finché non si ritrova proprio di fronte il negozio di fiori.
E' qui che parte la scena più bella ed emozionante del film: la fioraia, vedendo il povero vagabondo   schernito raccogliere un fiore da terra, gli va incontro offrendogli uno del suo negozio e una moneta, quando ad un tratto, toccando la mano dell'uomo che le sta di fronte, riesce a riconoscere in lui il suo benefattore, l'uomo che le ha permesso di uscire dalla condizione di cecità. Forse un po' delusa da questa scoperta (la persona che l'ha aiutata non è il miliardario che immaginava ma un vagabondo squattrinato e con gli abiti stracciati) ma sicuramente sorpresa e riconoscente, risponde all'uomo che le domanda se adesso può vedere che ora riesce a vedere, stringendogli ancor più la mano. La scena si conclude con la fioraia che tiene stretta a se la mano del vagabondo, con gli occhi velati di lacrime e lui che sorride tenendo tra le dita il fiore da lei donato.
 Il finale di Luci della città basta da solo per testimoniare quanto grande fosse l'arte di Charlie Chaplin, la capacità di far emozionare la gente; in circa 4 minuti e senza altro suono se non la musica di sottofondo, Chaplin riesce a racchiudere tutte le emozioni: dal riso quando il vagabondo viene maltrattato dai ragazzini, alla felicità per l'incontro con la fioraia, fino alla commozione che accompagna l'attimo in cui lei riesce a riconoscerlo. In 4 minuti Charlie Chaplin è stato capace di far ridere, rallegrare e versare qualche lacrima, senza suoni o parole ma grazie alla sola forza delle sue immagini e alle emozioni che esse sanno sprigionare.


                                                                                  By Pamy


lunedì 2 aprile 2012

Il futuro? Non ci è dato saperlo.

Cosa diventerò da grande? Sarò ricco, sarò felice? Ci siamo posti un po' tutti queste domande, sia che fossimo in età infantile sia, e soprattutto, durante l'adolescenza. Chiedersi cosa riserverà il futuro è naturale per ogni persona, un concetto che è bene espresso nella canzone del 1956 Que sera sera. In questo brano la protagonista ripercorre varie tappe della sua vita, da quando piccina chiede alla madre se in futuro sarà ricca e carina, a quando domanda al sua innamorato se avranno una vita felice giorno dopo giorno finché, diventata mamma, sarà lei stessa a rispondere alle domande (le identiche che rivolgeva alla madre da bambina) poste adesso dai suoi figli. A tutti questi quesiti e curiosità la risposta è una sola: che sarà sarà, volendo indicare che non si può sapere cosa il futuro può fornire (The future's not ours to see), se ricchezze, gioia, bellezza ecc. Quello che sarà lo si scoprirà solo con il tempo.
La frase Que sera sera, che dà anche il titolo al brano, ha suscitato non pochi dubbi sulla natura della lingua: italiano? portoghese? In realtà è lo spagnolo la lingua usata per il titolo e parte del ritornello, mentre il restante testo è in lingua inglese; l'origine di questa scelta va trovata nel film del 1954 La contessa scalza (interpretato da Ava Gardner e Humphrey Bogart) dove in alcune scene si può leggere il motto Che sarà sarà, furono queste parole ad ispirare il celebre compositore di colonne sonore Jay Livingston nella creazione di una canzone che prendesse da questo detto il suo titolo. Contattò il suo collega Ray Evans e insieme crearono il brano, (cambiando il Che sarà sarà del film nello spagnolo Que sera sera),  scritto appositamente per il film di Alfred Hitchcock L'uomo che sapeva troppo del 1956 e cantata dalla celebre attrice e cantante americana Doris Day.
Il brano vinse un Oscar nel 1957 come Miglior canzone e divenne uno dei più grandi successi di Doris Day, scalando le classifiche discografiche, un vero Evergreen molto celebre ancora oggi, cantata da numerosi artisti famosi, tra i quali Elvis Presley.
In italia il brano è stato per anni utilizzato come colonna sonora della pubblicità della Nutella.
Dolce, piacevole e grazioso, Que sera sera è una canzone che si ascolta ancora ai nostri giorni con piacere e forse un po' di nostalgia. in quanto ci ricorda talvolta la nostra infanzia quando il futuro era tutto un mistero.

Testo della canzone
 When I was just a little girl,
I asked my mother, What will I be?
Will I be pretty? Will I be rich?
Here's what she said to me:
Que Sera Sera,
What ever will be, will be;
The future's not ours to see
Que Sera Sera,
What will be, will be



When I grew up and fell in love,
I asked my sweetheart, what lies ahead?
Will we have rainbows day after day?
Here's what my sweetheart said:

Que Sera Sera,
What ever will be, will be;
The future's not ours to see
Que Sera Sera,
What will be, will be

Now I have children of my own
They ask their mother what will I be
Will I be handsome? Will I be rich?
I tell them tenderly

Que Sera Sera,
What ever will be, will be;
The future's not ours to see
Que Sera Sera,
What will be, will be


Traduzione della canzone:


Quando ero soltanto una bambina piccola,
chiesi a mia madre, Come sarò
Sarò bella? Sarò ricca?
Ecco quello che mi rispose:
Que sera sera
Quel che sarà sarà;
non ci è concesso conoscere il futuro
Que sera sera,
Quel che sarà sarà


Quando diventai grande e mi innamorai,
chiesi al mio amore, cosa verrà dopo?
Avremo arcobaleni giorno dopo giorno?
Ecco quello che il mio amore rispose:
Que sera sera
Quel che sarà sarà;
non ci è concesso conoscere il futuro
Que sera sera,
Quel che sarà sarà ?

Ora ho dei bambini miei
Chiedono alla loro madre, Come sarò?
Sarò bello? Sarò ricco?
Io dico loro teneramente



Que sera sera
Quel che sarà sarà;
non ci è concesso conoscere il futuro
Que sera sera,
Quel che sarà sarà










Infine il video della canzone che mostra alcune scene del film L'uomo che sapeva troppo dove Doris Day è anche protagonista, buon ascolto.




                                                                                                                 By Pamy

mercoledì 7 marzo 2012

L'angelo tentatore

Un angelo tentatore, un locale, L'Angelo Azzurro, il luogo dove il rigido professore Immanuel Rath viene rapito dalla bellezza della cantante Lola Lola che, cantando con sensualità e muovendosi con fascino riesce a far innamorare di se l'insegnante il quale decide di unirsi a lei sposandola, unione questa che non avrà però un lieto fine.
La vicenda del professore Rath e della cantante Lola Lola è raccontata nel film del 1930 L'angelo Azzurro (Der Blaue Engel), pellicola tedesca diretta da Josef von Sternberg che segna la consacrazione di Marlène Dietrich, attrice fino ad allora quasi sconosciuta (pur avendo già interpretato un notevole numero di pellicole), come diva cinematografica ed eterna sex-symbol.
La scena più famosa del film è proprio quella dove la Dietrich canta il brano Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestell (in inglese Falling in Love Again) con la sua voce roca e sensuale, i suoi movimenti accattivanti e le sue lunghe gambe, attirando l'attenzione non solo del professor Rath ma anche di tanti uomini della vita quotidiana, attratti da questa donna fatale e piena di fascino. 
L'Angelo Azzurro lanciò definitivamente la Dietrich come star Hollywoodiana, messa spesso in contrapposizione alla Divina Greta Garbo.
Ecco infine la scena dell'incontro tra il professore Immanuel Rath e la ballerina Lola Lola, buona visione




                                                                                                                                 By Pamy













venerdì 3 febbraio 2012

Rock a ritmo di frutta

Un brano rock and roll, pieno di ritmo e movimento, descrizione che ben si adatta a Tutti Frutti, canzone del 1955 di Little Richard, The Original King of Rock and Roll.
Il suo   Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom ! (un'onomatopea del suono della batteria) è diventato celebre in tutto il mondo e ha contribuito a fare della canzone uno dei brani più famosi del panorama musicale. 
Fatto curioso riguardo la storia del brano è la composizione del testo: Tutti Frutti non nasce infatti con le parole che tutti noi conosciamo, dove il protagonista parla di Sue e Daisy, le sue due ragazze. La prima, nonostante sia impegnata a rockeggiare sia ad est che ad ovest è la ragazza che lui ama di più, in quanto sa cosa fare (I got a girl, named Sue,she knows just what to do. She rock to the east, she rock to the west,, she's the girl hat I love best); Daisy invece fa diventare il protagonista quasi pazzo ma in compenso sa bene come amare il suo uomo ( I got a girl, named Daisy, she almost drives me crazy. She knows how to love me ,yes indeed).
Tutto questo nel testo originale non era presente e anzi il contenuto della canzone sembra alludesse al sesso anale, ciò non andava certo bene per il mercato musicale, quindi dopo una bella ripulita, la canzone venne lanciata nel 1955 da Richard e catturò l'attenzione della gente con la sua grinta e il suo ritmo, entrando nella classifica delle migliori canzoni di tutti i tempi e diventando uno dei brano più rappresentativi del Rock and Roll. 
Con un successo così le cover non sono certo venute a mancare e, infatti, tra i rifacimenti si ricordano quello dei Queen, di Sting e di Pat Bone ma la cover più nota è sicuramente quella di Elvis Presley, che conferisce al brano ancor più movimento rispetto alla versione di Little Richard e, in più utilizza Il  Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom terminando sempre con bam-boom invece che utilizzare anche il bop-bop della versione di Richard. 
Ma che sia modificata, meno o più ritmata, cantata dal Vero re del Rock and Roll, da Elvis, o da qualsiasi altro artista, Tutti Frutti resta un pezzo trascinante con il quale è impossibile non muovere le proprie gambe. 
Buon ascolto, by Pamy

Ecco il testo della canzone:                                               
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom                                                                             
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom    
I got a girl, named Sue,
She knows just what to do
I got a girl, named Sue,
She knows just what to do
She rocks to the east, She rocks to the west, but
She's the girl
That I love the best
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom    

I got a girl, named Daisy,
She almost drives me crazy
I got a girl, named Daisy,
She almost drives me crazy
She knows how love me ,
Yes indeed
Boy you don't know,
What she's doing to me
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a.
(Saxophone solo)
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom    
Got a girl, named Daisy,
She almost drives me crazy
Got a girl, named Daisy,
She almost drives me crazy
She knows how to love me ,
Yes indeed
Boy you don't know,
What she's doing to me
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom   



Ecco la traduzione:
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom    
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom    

Ho una ragazza che si chiama Sue
sa semplicemente cosa fare
ho una ragazza che si chiama Sue
sa semplicemente cosa fare
lei fa rock a est, lei fa rock a ovest
ma è la ragazza che amo di più
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom 

Ho una ragazza che si chiama Daisy
mi fa quasi diventare pazzo
ho una ragazza che si chiama Daisy
sa come amarmi
lo sa davvero
ma tu non sai
cosa sta facendo per me
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a.

Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom 

Ho una ragazza che si chiama Daisy
mi fa quasi diventare pazzo
ho una ragazza che si chiama Daisy
sa come amarmi
lo sa davvero
ma tu non sai
cosa sta facendo per me

Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Tutti Frutti, aw rutti
Wop-bop-a-loom-bop a-boom-bam-bom

Ed infine ecco la versione di Little Richard e di seguito quella di Elvis Presley: