sabato 28 maggio 2011

Il non-spirato, Nosferatu

Una delle creature più affascinanti della storia della letteratura, del cinema e dell'immaginario collettivo, è quella del vampiro. Il vampiro, dagli albori con l'opera letteraria Dracula di Bram Stoker (che a sua volta si ispira al Lord Ruthven di John Polidori) fino al più recente Edward della saga di Twilight, è stato sempre descritto come un essere immortale, che si nutre di sangue, pericoloso ma anche elegante, sensuale, affascinante. Ma non è sempre stato così. Prima che la figura del vampiro classico si imponesse nell'immaginario collettivo, i bevitori di sangue erano descritti come mostri sanguinari, spietati,
terribili assassini con ridotte facoltà mentali, l'esempio più celebre di questa fase storica del vampiro è Nosferatu.
Nosferatu il vampiro è un film del 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau ed è ritenuto uno dei più importanti del cinema horror ed espressionista. Liberamente ispirato al romanzo di  Bram Stoker, la trama presenta una storia abbastanza fedele al libro, un giovane che si reca al castello di un oscuro conte - il vampiro - viene imprigionato e usato dal conte-vampiro per  sfruttare al meglio l'opportunità di seminare morte e terrore, ma con alcune sostanziali modifiche. Il conte-vampiro non si chiama Dracula ma Orlok o Nosferatu (dal rumeno Non Spirato, quindi il Non Morto di Van Helsing). Nomi diversi hanno anche gli altri personaggi del film rispetto al libro, il titolo è diverso, l'ambientazione è diversa (non la Transilvania, ma i Carpazi), ma è soprattutto la figura del conte Orlok ad essere diversa. Alto, terribilmente magro, calvo, con orecchie appuntite, mani munite di lunghi artigli ed incisivi (e non i canini) superiori appuntiti, Nosferatu non ha nulla del fascino ambiguo di Dracula. 
Insomma Nosferatu sembra essere proprio un personaggio estraneo alla figura del vampiro così come lo intendiamo noi, ma a dispetto della sua diversità, il suo successo è stato tale che ancora oggi, a distanza di quasi 90 anni dal film, fa ancora parlare di se'. Certamente oggi, il film non suscita più l'orrore che avrà terrorizzato il pubblico di allora, ma rimane una pietra miliare della storia del cinema e Nosferatu, sotto sotto, provoca ancora qualche piccolo brivido.
                                                                                                                                                                                                                                      By Pamy

martedì 10 maggio 2011

Aliene presenze

 Nella prima settimana di aprile di quest’anno, una notizia è apparsa su un importante quotidiano italiano: L’FBI apre gli archivi segreti relativi agli UFO.
Purtroppo o per fortuna, i segretissimi documenti si basano su una falsa notizia.
Gli avvistamenti di cui parlano, risalenti al periodo 1947/1950, non sono altro che invenzioni fantasiose di alcune persone, tramandate di voce in voce, fino ad arrivare alle orecchie della famosa organizzazione. Si tratta perciò di una bufala, ma la cosa sorprendente non è tanto la scoperta che gli avvistamenti sono falsi, quanto l’indifferenza con cui si è appreso che l’FBI avesse un archivio segreto sugli UFO. Questa notizia in altri tempi avrebbe sicuramente suscitato grande emozione, come accadde ad esempio nel 1938 quando un giovane Orson Welles leggendo, a una trasmissione radiofonica americana, un adattamento del libro “La guerra dei mondi” (che racconta dell’invasione della terra da parte di alieni feroci e assassini) suscitò il panico nella popolazione statunitense che credette vero uno scherzo ideato dell’attore. Welles, è stato uno dei più grandi attori del mondo e in questo caso ha dimostrato di possedere anche di una buona dose di furbizia, talmente bravo nella recitazione da far passare per reale quella che era solo una fantasia. La buona riuscita dello scherzo, però, ha avuto un altro buon alleato: l’angoscia che uno dei misteri più discussi da sempre suscita negli uomini, quella sull’esistenza degli extraterrestri.
Oggi evidentemente gli uomini hanno meno paura degli ufo. L’argomento affascina sempre tant’è che gli avvistamenti sono aumentati a dismisura, ma ci spaventano di meno. Forse i tanti libri, i tanti film, i documentari televisivi, hanno portato, man mano, le persone ad accettare prima l’eventualità dell’esistenza di esseri alieni e poi che queste creature potrebbero anche non essere crudeli. Forse perché la figura del marziano si è andata modificando nel corso degli anni.
L’invasione degli alieni a danno del nostro pianeta, descritta nel libro “La guerra dei mondi”, è angosciante. Gli extraterresti sono esseri crudeli che si servono di terribili macchine a tre gambe, dette Tripodi, per assaltare intere comunità, incenerire e imprigionare gli esseri umani. In sole tre settimane, s’impossessano dell’Inghilterra meridionale e sottomettendo gli umani, se ne nutrono. Tuttavia, non avendo difese immunitarie contro le malattie terrestri, gli alieni si ammaleranno e saranno sterminati, lasciando però intere città distrutte e la popolazione umana decimata.  Del libro esistono varie trasposizioni cinematografiche, di cui le più importanti sono una del 1953 (diretta da Byron Haskin) e un’altra del 2005 (diretta da Steven Spielberg e interpretata da Tom Cruise). Da questo libro prenderà vita il genere fantascientifico che molto successo ha avuto sia in ambito letterario che cinematografico. Già nel 1951, però, il film “Ultimatum alla Terra” ci presenta un alieno diverso dagli esseri sanguinari de “La guerra dei mondi”, un alieno quasi divino.
Un extraterrestre di nome  Klaatu, scende sulla Terra per avvisare gli uomini che la loro cattiveria li sta distruggendo. L’Ultimatum è questo: ravvedetevi prima che sia troppo tardi. Klaatu stesso conoscerà, a sue spese, la cattiveria degli uomini tanto da essere indeciso se aiutarli o lasciarli al loro destino. Sarà l’amore che comunque cova nell’animo umano, a farlo decidere. A fermare la distruzione.
Dagli anni  ’70 la rappresentazione dell’alieno cambia ancora, in particolare con i film di Spielberg che ci descrivono, un extraterrestre non più invasore mostruoso, ma benevolo e umano, e riescono ad aprire i film di fantascienza alla massa.  Nel 1978 infatti, Steven Spielberg vince 2 premi Oscar per “Incontri ravvicinati del terzo tipo” con il quale ipotizza un primo contatto tra l'umanità ed entità extraterrestri. Nel 1982 dirige il famosissimo film “E.T. l’extra-terrestre”. Qui l’alieno è completamente diverso, un essere né crudele come ne “La guerra dei mondi” né buono ma un po’ freddo di “Ultimatum alla terra”. Un alieno che ispira tenerezza, gioca con i bambini e fa scendere qualche lacrima di commozione.
Negli anni ’80, il genere cinematografico di maggiore successo diventa quello fantascientifico.
E.T. è l’extraterreste ideale, ma non illudiamoci, questo esserino verde non ha estinto del tutto la paura, a farla riemergere ci pensano i registi Ridley Scott, con “Alien” nel 1979 e Roland Emmerich con “Independence Day” nel 1996. Gli alieni ritornano a minacciare gli uomini. Nel primo film, essi sono delle macchine programmate per uccidere, si riproducono parassitando gli altri esseri viventi, che muoiono atrocemente, al momento del parto. Una guerra che si svolge però lontano dalla terra, in astronavi orbitanti nello spazio. Nel secondo film, gli alieni scendono sulla Terra con dischi volanti enormi con l’obiettivo di totale distruzione. Non sono mancate rappresentazioni umoristiche di extraterrestri come ad es. “Men in black” del 1997 diretto da Barry Sonnenfeld, vincitore di 1 premio Oscar e “Mars Attacks” del 1996 diretto da Tim Burton.
Non solo il cinema si è interessato a questo fenomeno, ma anche la letteratura, la televisione, la musica e naturalmente la scienza. In tutti questi anni gli ufo ci hanno accompagnato fino quasi ad abituarci alla loro “presenza”. Alcune teorie affermano che gli alieni sono già tra noi e si sono integrati già da qualche tempo, altre addirittura che l’evento straordinario del 2012 sarà proprio la rivelazione degli extraterrestri agli uomini, per costruire insieme un futuro migliore.
                                                                                                                                       By Pamy

martedì 3 maggio 2011

A bordo dell'Enterprise

" Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima."
Se due persone si trovassero a leggere queste parole, una di queste potrebbe dire: " dovrebbe essere una frase contenuta in qualche film o romanzo di fantascienza visto che si parla di spazio, astronave, nuovi mondi...".

L'altra  risponderebbe:  " Ma no, quale film o libro. Qui non si parla di un'astronave qualsiasi ma dell'Enterprise, e quando si parla dell'Enterprise non può trattarsi che di Star Trek."
Ed avrebbe ragione.


Infatti queste parole compongono l'intro della sigla delle prime tre serie di Star Trek.
Attenzione però; parliamo della prime serie, quella definita classica o, per meglio comprenderci, quella dove figurano il capitano Kirk, il mitico signor Spock, il dottor Mccoy e eltri personaggi secondari come Sulu, Scott, Uhura.

Non parliamo di una serie televisiva di recente creazione, infatti l'universo di Star Trek fu creato da Gene Rodenberry nel lontano 1966, come direbbe il signor Spock, "per la precisione 46 anni fa signori". Un pò come succede per tutte le cose di valore, inizialmente la serie non ebbe molto successo, ma con il passare degli anni divenne una delle più popolari della storia della televisione, a cui seguiranno altre cinque serie, di ben undici film (l'ultimo del 2009) e ha dato il via ad un fandom senza precedenti.
Ma come mai una serie così "datata" ha avuto un successo tanto clamoroso? Forse perchè l'ambientazione è in un futuro molto lontano con l'intera popolazione umana che vaga per lo spazio. Viaggi avventurosi e non privi di pericoli, nuove conoscenze (a volte di amicizia, a volte bellicosi) con diverse specie extraterrestri, come ad esempio i Klingon, i Romulani, i Vulcaniani. Il successo della serie è dovuto anche ai temi affrontati per prima volta dallo schermo televisivo, uno tra tutti, il tema razziale.Per la prima volta, infatti, venivano riuniti nello stesso ambiente (la navicella spaziale Enterprise) persone di culture diverse: russi, scozzesi, extraterrestri, cinesi, uomini di colore. E per la prima volta, il pubblico televisivo assiste ad un bacio interrazziale tra il Capitano Kirk (bianco) e il tenente Uhura (nera), nel celeberrimo episodio intitolato "Umiliati per forza maggiore". Del corso del loro viaggio, ai confini dell'Universo, Kirk e company si ritrovano ad affrontare 
esperienze mirabolanti d'amore, sofferenza, amicizia, morte, divertimento, mistero. Insomma l'universo di Star Trek è un mix di continua avventura che non stanca mai, nemmeno dopo tanti anni dalla sua uscita.
Di sicuro c'è che Star Trek accende ancora le nostre fantasie sul futuro e ci fa sperare in un mondo migliore. 
Una serie  "logicamente interessante."
                                                                                                                                               By Pamy