lunedì 23 novembre 2015

Cara Oriana 
 - EnneEffe -

Io non ti ho conosciuta oggi, sulla scia dell’orrore che gli attentati di Parigi hanno scatenato nel mondo e che adesso fanno dire anche a gente di cui non avresti immaginato, che avevi ragione. 
No, io ti ho conosciuta anni fa.
Personalmente purtroppo, non ti ho conosciuta mai. Chissà, se ci fossimo incontrate, quanto saremmo andate d’accordo io e te? Me lo chiedo perché, stando a quanto di te conosco tramite i tuoi scritti, le tue interviste, le critiche e non, dei tuoi amici e non e nonostante io mi ritrovi quasi totalmente con le tue idee e passioni, non eri facile di carattere! Non eri mai soddisfatta, neanche di chi ti era amico, neanche di te stessa, come tu stessa hai affermato. E a dire il vero neanche io sono facile di carattere, non mi sento mai completamente soddisfatta, neanche di me stessa. Avrebbero potute essere scintille, se ci fossimo conosciute. Scintille concordi però, perchè anche io, come te – da prima che leggessi tuoi libri – mi sono sempre sentita come un pesce fuor d’acqua, come un essere estraneo dal mondo che mi circondava. 
Poi ho letto i tuoi libri e vi ho trovato scritto nero su bianco il mio pensiero, le mie sensazioni, le mie passioni, la mia rabbia e il mio orgoglio. Mi sono detta: ma allora non sono pazza! E se lo sono, sono in ottima compagnia!
“La ragazza del treno”/“L’amore bugiardo” 
La ragazza del treno - Paula Hawkins
- EnneEffe -

La ragazza del treno” e “L’amore bugiardo” sono due libri che spesso si trovano accostati perché, secondo alcuni, sono simili o meglio, dato che il primo è stato scritto successivamente al secondo, l’uno sarebbe la copia dell’altro.
Sarà vero?
Una prima similitudine potrebbe essere data dal fatto che i due libri, di recente pubblicazione (2013 per L’amore bugiardo e 2015 per La ragazza del treno) hanno creato un’aspettativa alta nei lettori, incentivati da una sapiente pubblicità, che però è risultata non all’altezza della situazione (soprattutto per La ragazza del treno) quindi i due libri hanno deluso più di qualche lettore compreso me, anche se non totalmente.
Poi si potrebbe dire che entrambi i libri:
- sono stati scritti da donne ed hanno come protagoniste delle donne;
- sono dei thriller;
- si indaga sulla sparizione di una donna;
- trattano il tema focale dell’apparire, del ciò che sembra ma non è; ed anche    della manipolazione psicologica e non, delle persone;
- si focalizzano anche sui legami “sbagliati”;
- sono strutturati in stile diario temporale.

Detto così sembra che in effetti Paula Hawkins, l’autrice del La ragazza del treno (che per comodità chiamerò X) abbia copiato da Gillian Flynn, l’autrice de L’amore bugiardo (che, sempre per comodità, chiamerò Y).

domenica 1 febbraio 2015

IDI DI MARZO - Valerio Massimo Manfredi -

- EnneEffe -

Idi di marzo è il primo libro che ho letto di Valerio Massimo Manfredi.
Ho regalato alcuni suoi libri, lo conoscevo come conduttore televisivo bravo e coinvolgente, conoscevo la sua fama di archeologo, docente, vincitore di numerosi e prestigiosi premi, ma non lo conoscevo come scrittore. Pur avendolo nel mio “mirino” ci ho messo un po’ prima di leggere un suo libro.
Poi mi è capitato tra le mani Idi di marzo e finalmente ho avuto modo di colmare questa mia lacuna. La curiosità e l’aspettativa erano grandi e il libro, pur non avendomi colpito particolarmente, non mi ha deluso; da esso emergono tutte le qualità che hanno fatto di Valerio Massimo Manfredi un sinonimo di cultura e professionalità, si sente il docente, lo storico, l’archeologo e l’appassionato.
Mi è capitato di aver ascoltato un’intervista che Manfredi ha concesso per l’occasione, così ho avuto modo di confermare le mie sensazioni e di apprezzare meglio la vicenda storica. L’autore non definisce il suo libro storico – come evidentemente in modo errato tutti pensano – ma politico su base emotiva, in quanto tratta di una delle vicende più emozionanti della nostra storia: l’uccisione di Giulio Cesare.
Narra infatti degli ultimi otto giorni di vita del grande condottiero, un Cesare minato dalle crisi epilettiche che lo assalgono all’improvviso e lo devastano, stanco, probabilmente consapevole della minaccia incombente, una minaccia che lui non sembra contrastare e anzi, come rassegnato, sembra accettare il proprio destino.

martedì 6 gennaio 2015

I PILASTRI DELLA TERRA  - Ken Follett -


- EnneEffe -

“A Tom era stato offerto il posto di capomastro del castellano di Exeter, con il compito di riparare e migliorare le fortificazioni della città. Sarebbe stato un incarico a vita, esclusi gli incidenti. Ma Tom aveva rifiutato perché desiderava costruire un’altra cattedrale.”
Per la precisione, Tom vuole costruire la più bella cattedrale che si fosse mai vista nell’Inghilterra degli anni 1000 e la protagonista di questo libro è proprio lei: una cattedrale da costruire.
In un arco di tempo quarantennale tra foreste, monasteri e castelli, tra storia e fantasia, tra omicidi, stupri e maledizioni, molte sono le traversie che minacciano la realizzazione della cattedrale, desiderio non solo di Tom, ma anche di Jack – suo figlio adottivo – e di Philip – priore di Kingsbridge.
Kingsbrige è il villaggio immaginario in cui si intrecciano le vicende dei vari personaggi e che al’inizio del racconto altro non è che un villaggio povero e malandato a causa della noncuranza del vecchio priore James. Alla morte di James, Philip diventa il nuovo priore e sotto la sua guida, Kingsbridge fiorisce e rinasce ogni volta che la carestia o la malvagità del signorotto di turno lo distrugge.
Lungo il corso dei 40 anni narrati nel libro, si assiste alla trasformazione di Kingsbridge da misero villaggio a fiorente città che il lettore vede crescere e migliorare, così come conosce i vari personaggi giovani o addirittura bambini e li vede crescere, invecchiare e morire.
Sullo sfondo c’è la guerra di successione per il trono di Inghilterra che influenza la vita dei vari personaggi, i quali a loro volta combattono la loro guerra personale. Il priore Philip, Tom, Aliena, Richard, Jack combattono per difendersi dalla malvagità del conte William Hamleigh, un giovane tanto aitante quanto violento, coadiuvato dall’ambizioso vescovo Waleran Bigod che gli assicura la salvezza della sua superstiziosa anima assolvendolo “… anticipatamente dalle uccisioni che avrebbe compiuto quel giorno”. Ma la vera battaglia è combattuta per costruire la cattedrale, la cui realizzazione viene di volta in volta minacciata dalle angherie di William e dall’invidia di Waleran. La cattedrale sarà testimone delle morti e delle vittorie, delle rinascite e delle sconfitte, dei sacrifici e delle delusioni che si alterneranno nel corso degli anni; alla sua ombra si consumeranno gli odi e gli amori dei vari protagonisti.
Philip è un’anima tutta dedita a Dio e alla religione, pronto ad aiutare il prossimo anche il nemico se ha la capacità di redimersi, non possiede il carisma del grande predicatore ma è fornito di una intelligenza viva  e una notevole capacità di trovare sempre la soluzione giusta per risolvere i problemi che man mano gli si parano davanti, forse sostenuto anche da un qualche aiuto divino.
I problemi di Philip e del suo priorato, come già specificato, sono per la maggior parte causati da William Hamleigh, ma William non riesce ad ottenere sempre ciò che vuole, ad esempio Aliena - la figlia del conte di Shiring – da cui si sente attratto irresistibilmente, lo rifiuta, manda a monte il matrimonio stabilito con lui umiliandolo pubblicamente incurante della nefaste conseguenze di tale gesto e non riesce neanche a sopraffare il priore Philip che trova sempre un modo per fronteggiarlo e per intimorirlo minacciandogli le fiamme dell’inferno.
Però riesce a spodestare il padre di Aliena dal castello e ad usurpare il titolo di conte al fratello di Aliena, Richard.
Il clero, l’esercito e la nobiltà sono le forze schierate in campo che si fronteggiano o si alleano a seconda dell’interesse, come ad esempio nel caso dell’impiccagione di un innocente condannato per nascondere della verità scomoda, in cui “…il prete aveva sorpreso il ladro in flagrante; il frate aveva riconosciuto il calice d’argento che apparteneva al suo monastero; il cavaliere e il signore del ladro e l’aveva identificato come un fuggiasco e lo sceriffo l’aveva condannato a morte”.
Un altro aspetto interessante è la rappresentazione del bene e del male che non sono separati ma si mescolano e coesistono, il clero ad esempio non è la sede del bene assoluto ma anche della perfida e dell’ambizione, così come l’esercito non è male assoluto ma anche fierezza e lealtà. Anche negli stessi personaggi albergano sia il bene che il male: William ad es. che è il male, non disdegna però alcuni momenti di pietà o di disgusto nel notare l’ambiguità del suo amico-vescovo Bigod, così come pure Philip il buono, manifesta in alcuni casi un lato del carattere burbero, austero e autoritario. Simbolo di questa connivenza tra bene e male potrebbe essere Ellen che è sia una strega capace di formulare atroci maledizioni (anche se a ragione) sia una madre e moglie amorosa o anche Richard forte e valoroso ma anche egoista e nullafacente.


Questo libro offre una lettura abbastanza piacevole anche se non particolarmente coinvolgente. I personaggi sono ben strutturati e lo stile è scorrevole. Le storie inventate dei protagonisti si intrecciano bene con la storia reale di sfondo – di manzoniana memoria –  e riescono a coinvolgere il lettore anche se a volte diventano un po’ surreali o scontate. Dai protagonisti di questo romanzo storico discenderanno i personaggi di Mondo senza fine, il sequel dei Pilastri della terra, che però, a mio parere, risulta di tono minore.