venerdì 16 dicembre 2011

Un vagabondo per padre

Cosa succederebbe se un bambino appena nato venisse abbandonato per la strada dalla madre e fosse raccolto da un vagabondo di passaggio, simpatico e generoso, quanto pasticcione e maldestro? Il piccolo verrebbe accudito e cresciuto nella piccola e misera abitazione del padre adottivo che, con ingegni di ogni tipo (come usare una teiera al posto del biberon o tagliare un buco nella sedia per permettere al bambino di poter fare i bisognini senza problemi) e, soprattutto, con tanto amore, farebbe diventare il suo trovatello un tenero, vivace e astuto bambino. Se poi questo bambino lo aiutasse nel suo lavoro di vetraio (rompendo i vetri delle finestre che il vagabondo sostituirebbe poi con il suo), lo accudisse e lo amasse a sua volta, sembrerebbe che tutta la storia non potrebbe concludersi in maniera migliore. Se ci fossero però persone che non vedrebbero di buon occhio il fatto che un vagabondo cresca un bambino e se anche la madre naturale del piccolo, dopo cinque anni, sentisse il bisogno di ritrovare il figlio, ecco che la situazione cambierebbe drasticamente e che i due si troverebbero ad affrontare vari problemi per restare insieme fino però a essere separati. Il vagabondo tornerebbe a casa distrutto e si accascerebbe sulle scale della sua abitazione dove vive, triste, consapevole che ormai ha perso per sempre suo "figlio", ma se alla fine venisse portato in una lussuosa casa dove, ad accoglierlo ci fossero il suo amato bambino che gli salta al collo e la giovane madre, tutto si concluderebbe nel migliore dei modi e probabilmente più di qualcuno penserebbe che non sarebbe tanto male avere un vagabondo per padre.



Quella di sopra altro non è che una breve sintesi del film Il monello, pellicola del 1921 interpretata, diretta, prodotta e musicata dal grandissimo ed eterno Charlie Chaplin. Chaplin è celebre soprattutto per il suo personaggio Charlot, un vagabondo (il suo nome in inglese è appunto The tramp: Il vagabondo) divertente, ben educato ma anche distratto, casinista e, all'occorrenza, molto astuto. Charlot è già apparso in numerosi film degli anni precedenti, come Charlot il vagabondo (1915) Charlot soldato (1918) Vita da cani (1918), cortometraggi dove la comicità e una serie di spassose gag fanno da padrone e che mettono in risalto la capacità di Chaplin di utilizzare i movimenti del corpo e le espressioni del viso per provocare divertimento e ilarità nel pubblico.
Con Il monello, suo primo lungometraggio, Chaplin però presenta un film fatto non solamente di comicità ma anche di momenti più drammatici, così che il pubblico possa sì ridere e divertirsi ma anche riflettere sulla società del tempo, criticata aspramente dall'artista, una società fatta di ingiustizie e prepotenze nei confronti dei più deboli. Questa visione della vita deriva forse dal fatto che lo stesso Chaplin abbia avuto un'infanzia non molto felice, passata insieme al fratello Sydney tra istituti e collegi, a causa della separazione dei genitori e per le misere condizioni economiche della famiglia. Anche altri avvenimenti drammatici della sua vita, come la morte del figlio Norman Spencer, avuto dalla prima moglie Mildred Harris, a pochi giorni dalla nascita, potrebbero aver ispirato la nascita di un film incentrato sul tenero rapporto tra un padre (pur se non naturale) e un bambino. E' certo che il film ha avuto una lavorazione molto travagliata, che richiese più di un anno di lavoro, soprattutto a causa della perdita del figlio e del divorzio dalla moglie, quest'ultimo avvenimento ha anche rischiato di far finire la pellicola sotto sequestro, fortuna vuole che Charlie avesse conservato una copia della pellicola potendo far conoscere al mondo una delle sue opere meglio riuscite.
Ad aver contribuito al successo del film, oltre alla regia, alla splendida recitazione di Charlie, al significato del film e all'utilizzo delle musiche, è sicuramente la figura del Monello, interpretato straordinariamente da Jackie Coogan, quel bambino che negli anni sessanta interpreterà Zio Fester nella popolare serie tv La famiglia Addams. Il piccolo Jackie, con la dolcezza tipica della sua età e con una grande capacità recitativa, ci regala l'interpretazione di un bambino che ispira simpatia e tanta tenerezza, piccolo e ancora indifeso, ma anche in grado di prendersi cura a sua volta del suo papà adottivo (sgridandolo addirittura per farlo alzare dal letto) e di difenderlo con coraggio. Un rapporto profondo e commovente quello tra Charlot e il suo Monello, come si può vedere in molte scene del film come, ad esempio, quando il piccolo collabora al lavoro del padre rompendo i vetri delle finestre altrui, o la scena in cui Charlot cerca di salvare prima il figlio, e poi se stesso, da una sicura pestata o ancora nella scena dove il vagabondo insegue sui tetti il furgone, che gli sta portando via il bambino, per poi riuscire a raggiungere il suo pupo e tenerlo stretto a se in un abbraccio commovente. E' questa una delle scene più celebri del film, scena che a mio avviso ne riassume tutto il significato: si trova la comicità (nella sequenza in cui Charlot corre sui tetti seguito da un poliziotto), mescolata ad una situazione drammatica dove ciò che più ha significato è l'amore che un padre e un figlio provano reciprocamente. Una scena che, oltre a far ridere, o meglio, sorridere, emoziona e spinge a pensare. 

Nonostante siano passati novant'anni dalla sua uscita, Il monello rimane ancora oggi uno dei migliori lavori della carriera di Charlie Chaplin, una pellicola sempre capace di divertire, intenerire e commuovere, un film quindi, come scrisse lo stesso Chaplin nei titoli di testa "con un sorriso e, forse, una lacrima"


                                                                                                                                       By Pamy



















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