martedì 28 agosto 2012

E' il mio riflesso o no?

Groucho Marx, con camicia da notte, cappellino e immancabili baffi che scappa per una grande casa, un momento però... Questo è Harpo travestito da Groucho, che scappa dal Groucho originale, dopo aver tentato di rubare alcuni importanti documenti; nella corsa però non si accorge della presenza di un grande specchio e ci va a sbattere contro frantumandolo in mille pezzi. Che fare adesso, che fare? Groucho sta arrivando, attirato dal rumore dei vetri rotti, e lo scoprirebbe subito, a meno che... Groucho intanto è arrivato e si ferma di colpo a guardare il suo riflesso allo specchio con fare sospettoso: "Sono io quello che ho di fronte o no?" sembra domandarsi. Per togliersi ogni dubbio inizia a "mettere alla prova" l'altro sé: smuovere il sedere,mettersi carponi, camminare saltellando o su di una gamba sola, inscenare passi di danza, scambiarsi persino di "posto" e raccogliere il cappello caduto dalla mano del suo riflesso...  "Questo sembra essere proprio il mio riflesso" pensa alla fine Groucho, ma ad un certo punto ecco arrivare un secondo riflesso. Un altro Groucho con camicia da notte, baffi e sigaro? Com'è possibile? E' un altro sosia in realtà, si tratta di Chico, anch'esso travestitosi, che invade la "scena" di Harpo, quest'ultimo tenta di allontanarlo ma inutilmente, un riflesso andava bene ma due sono troppi, e ad entrambi  non resta che scappare.
Lo stratagemma di Harpo non è riuscito nel suo intento, ma è stato capace di regalare tante risate insieme ad una forte dose di comicità e genialità in una delle scene più famose del cinema: La scena dello specchio. L'idea di un finto riflesso che si muove come se fosse quello vero non nasce con i fratelli Marx, infatti fu utilizzata già da Charlie Chaplin nel film del 1916 Charlot caporeparto, e da Max Linder in Seven years bad luck del 1921. I fratelli Marx ne fanno una parodia seguita da tante altre nel corso degli anni (molte proposte da cartoni animati come, Tom e Jerry, Topolino, Bugs Bunny) ma la versione dei Marx è talmente ben riuscita da poter essere scambiata per quella originale. Contenuta nel film del 1933 La guerra lampo dei fratelli Marx (Duck soup nella versione originale) pellicola tra le più riuscite dei celebri fratelli, ne è una delle migliori scene, e non potrebbe essere altrimenti, vista la sua irriverente comicità, sempre divertente e mai inattuale. Sono passati quasi ottanta anni dall'uscita nelle sale di Duck soup, ma la genialità dei fratelli Marx non ha età, le risate e il divertimento sono sempre assicurati. 




                                                                                                                     By Pamy

giovedì 2 agosto 2012

Terrorizzati.... da un pupazzo!


Un pupazzo a forma di gorilla muscoloso e terribile che combatte contro un altro pupazzo rappresentante un tirannosauro. Si può avere paura di una scena del genere? Impossibile, nemmeno i bambini, oggigiorno, temerebbero due pupazzi che lottano ferocemente tra di loro. Oggigiorno, ma non nel 1933 quando non solo i bambini, ma anche e soprattutto gli adulti, fissavano terrorizzati lo spaventoso gorilla che lotta con un altrettanto terribile tirannosauro oppure con un enorme serpente o ancora con un pterodattilo, il tutto per salvare dalle loro grinfie una minuscola (rispetto alle loro dimensioni) donna bionda, impaurita tanto quanto gli spettatori. Non si tratta di un orribile caso di persone sfortunate capitate in un'isola abitata solo da creature gigantesche e bellicose, ma di una delle storie più famose della cinematografia: quella di King Kong.   
Conosciuta dal mondo intero, nel lontano 1933 l'enorme gorilla terrorizzava la gente. Perchè? Prima di tutto perchè Kong, fino al 1933 era un perfetto sconosciuto: nacque infatti qualche anno prima grazie ad un progetto dello scrittore Edgar Wallance (che morì dopo poco tempo senza avere possibilità di vederlo realizzare). Oltre all'idea dello scrittore, la presenza, per la prima volta in uno zoo americano del più grande rettile vivente (il dragone Komodo) affascinò tanto due documentaristi Merian C. Cooper e Ernest Beaumont Schoedsack da spingerli a creare un film che avesse per protagonista un essere gigantesco e primordiale. Si scelse quindi per la parte del protagonista non un rettile gigante ma un gorilla gigante. Ma come far apparire sugli schermi un immenso e maestoso gorilla che sovrasta con la sua stazza gli altri protagonisti del film (umani) e capace di atterrire non solo loro ma soprattutto il pubblico?  
Per rendere al meglio l'imponenza, l'aggressività dell'enorme gorilla i creatori di King Kong e l'animatore Willis O'Brien si servirono di un pupazzo alto solo 50 cm, (ingrandito ovviamente di molto sullo schermo)  mosso con la tecnica dello stop-motion; oltre a questo vennero utilizzati anche effetti speciali innovativi per l'epoca, alcuni dei quali continueranno ad esistere a lungo, fino all'avvento del digitale.  
Grazie a questo ammirevole lavoro i creatori di King Kong riuscirono a suscitare paura e terrore nelle tante persone che hanno visto la pellicola: il film venne considerato nel 1938 il più violento della storia del cinema. Ai giorni nostri sembra questa un'affermazione azzardata, ma non bisogna dimenticare quanto la percezione della paura e della violenza fosse diversa da quella che abbiamo oggi. Abituati come siamo a film horror pieni di scene cruente, ad affetti speciali sempre più realistici e a fatti di cronaca che ogni giorno portano la notizia di omicidi, violenze, uccisioni, anche la nostra percezione della violenza è necessariamente cambiata. Quello che ci terrorizza oggi, tra cinquanta anni potrebbe far sorridere i nostri figli, così come adesso noi sorridiamo alle scene di lotta tra King Kong e gli altri esseri primordiali dell'isola, scene che però non devono essere considerate ridicole, ma anzi vanno apprezzate enormemente per il grande lavoro di ingegno e pazienza che ci sta dietro 
Oltre all'indubbio lavoro tecnico presente in questa pellicola, la storia di King Kong è fatta anche di altro. Quella di Kong è appunto una storia, una storia d'amore, una impossibile storia d'amore: la storia tra il gorilla e la donna da lui rapita, colei che il gorilla non mangia come le sue altre vittime, in quanto  sorpreso e incuriosito da questa strana creatura con i capelli color dell'oro, tanto sorpreso e incuriosito da innamorarsene in poco tempo. Dal canto suo lei dopo esserne stata inizialmente terrorizzata, pian piano si rende conto di essersi innamorata a sua volta del mostro. Ma è un amore che può durare questo? No, perchè, una volta catturato e portato a New York come l'ottava meraviglia del mondo dal crudele regista Carl Denham, Kong si ribella e giunto sull'Empire State Building, dopo aver preso con se la sua amata e tentato di combattere contro gli aeroplani che lo assalgono e colpiscono, si lascia cadere dal grattacielo, ormai esausto e ferito, per morire. 
E' questa la storia di Kong, una storia triste che alla fine anche nello spettatore, prima terrorizzato da questa creatura, suscita un nuovo sentimento: una sorta di pietà e tenerezza nei confronti di questo scimmione e porta a constatare che, tutto sommato il vero mostro è chi lo ha strappato dalla sua terra natia per portarlo in un luogo a lui sconosciuto e spaventoso. La storia di King Kong ha subito affascinato e continua ad affascinare negli anni,  con remake (l'ultimo di Peter Jackson nel 2005) e un sequel prodotto nello stesso anno dell'uscita del film, a dimostrare la fama enorme scatenata da questo enorme gorilla, tanto mostruoso quanto amato.




                                                                                                                               By Pamy